La quarantena Covid non è più considerata malattia. La decisione, comunicata dall’Inps in una nota lo scorso 6 agosto, ha effetto retroattivo. Ciò significa che chi negli ultimi 9 mesi è finito in quarantena fiduciaria, perché entrato in contatto con un soggetto positivo al coronavirus, non ha diritto all’indennità, poiché per il 2021 il legislatore non ha stanziato nuove risorse. A rimetterci saranno con ogni probabilità i datori di lavoro del settore privato. La novità non riguarda invece i lavoratori del settore pubblico.
Con il termine quarantena ci si riferisce al periodo di 10 giorni di isolamento obbligatorio che coinvolge chi è entrato in contatto con un soggetto positivo al Covid. La durata della quarantena è stata ridotta a sette giorni per i vaccinati. Se la mancata copertura dell’assenza dal lavoro dovesse ricadere sui lavoratori allora questi andrebbero incontro a un taglio dello stipendio di circa 700 euro in media per 10 giorni di assenza. Ma, come detto, saranno con ogni probabilità i datori di lavoro a dover compensare i buchi nelle retribuzioni dei dipendenti. A meno che il governo non trovi all’ultimo le risorse per tenere in vita l’indennità.
Non è possibile, dichiara il Segretario Generale della FIALS, Giuseppe Carbone, come sia possibile che per un lavoratore obbligato a rimanere a casa per contenere la diffusione del contagio da Covid-19 non siano previste tutele e che corra il rischio di restare privo di retribuzione o di pesare sulle casse della sua impresa o Ente o Associazione. Tra l’altro, anche per i lavoratori fragili, coperti fino a giugno 2021, si apre un “buco” che qualcuno dovrà coprire. «La FIALS ha chiesto, conclude Carbone, che il ministero del Lavoro intervenga il prima possibile per dirimere questa situazione.