Fials (Carbone), nel nuovo contratto del Comparto Sanità nuovi modelli organizzativi e incentivi per le progressioni di carriere.

Positivo l’incontro del 4 settembre con l’ARAN nella riunione sul rinnovo del contratto collettivo per il comparto sanità triennio 2019-2021.

La FIALS, afferma il Segretario Generale della FIALS, Giuseppe Carbone, ha proposto una accelerazione delle trattative sulla base di un calendario di incontri per il mese di settembre.

Il malcontento diffuso adesso tra tutti i dipendenti del comparto, specie tra gli infermieri, è notevole, dopo oltre un anno di lavoro in corsia la stanchezza si fa sentire e rivendicano, oggi più che mai, con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, una retribuzione più equa perché sono di gran lunga i meno pagati tra quelli dei Paesi con i quali ci confrontiamo.

Gli infermieri, come tutte le altre professioni sanitarie e sociali, hanno il diritto e lo rivendicano ad un allineamento normativo, giuridico ed economico alla dirigenza medica e sanitaria che si traduce nel riconoscimento dell’attività libero professionale intramoenia e conseguente indennità di esclusività a fronte di un rapporto di esclusività imposto per legge o in alternativa, su richiesta del singolo professionista, attività libero professionale extramoenia senza l’indennità di esclusività, come l’estensione dell’incarico professionale per tutti gli operatori sanitari dal giorno successivo al periodo di prova, come la dirigenza medica e sanitaria.

Non di meno le attese e rivendicazioni normative, giuridiche ed economiche, di tutti gli altri dipendenti, ad iniziare dagli Operatori Socio Sanitari a cui doverosamente è stato riconosciuto il ruolo socio sanitario, gli autisti soccorritori che richiedono il riconoscimento del loro profilo professionale, tutto il personale amministrativo, tecnico e professionale che svolgerà nuove attività e competenze nell’ambito dell’esecuzione del PNRR.

Il rinnovo del contratto per il personale del comparto sanità, dichiara Carbone, non può che avere un ruolo “privilegiato” sulla tempistica e la firma dello stesso deve avvenire celermente, come segnale di attenzione verso gli operatori sanitari che hanno retto l’impatto dello tsunami dell’epidemia.

Purtroppo, sottolinea il Segretario Generale della FIALS, ancora questo rinnovo contrattuale si presenta con risorse economiche inadeguate stanziate dal Governo con le diverse leggi di bilancio. Il Comitato di Settore Regioni – Sanità ha redatto l’Atto di Indirizzo all’ARAN per il negoziato sul rinnovo contrattuale. Sono 544.482 i dipendenti del comparto interessati dalle nuove disposizioni contrattuali, a favore di costoro, a partire del 2021, sarà erogato più di 1 milione di euro, mentre per quanto concerne gli arretrati del 2019 e 2020 i rispettivi stanziamenti saranno pari a 301,54 e 466,22 milioni. Sulla base delle cifre così individuate, l’aumento mensile lordo dovrebbe superare, di poco, i 90 euro.

Questo rinnovo contrattuale chiarisce Carbone, si sviluppa in due parti fondamentali tenendo presente, in particolare tre elementi innovativi, quali:

  1. patto per l’innovazione nella pubblica amministrazione;

  2. art. 3 della legge 113 del 6 agosto del 2021 di conversione del d.l. 80 del 2021 che supera la definizione di inquadramento da “categorie” ad “area funzionale”, - almeno tre - e la individuazione di una quarta area – ex categoria – per i dipendenti con “elevata professionalità” e apre e rimodula la progressione di carriera dei dipendenti pubblici, a prescindere, anche, dal titolo di studio;

  3. gli atti di indirizzo all’ARAN sui rinnovi contrattuali definiti dal Ministro della Funzione Pubblica e dal Comitato di Settore Regioni-Sanità per il comparto sanità.

Le due parti significative del rinnovo contrattuale, da definire nel negoziato con l’ARAN, precisa il Segretario Generale della FIALS, sono:

  1. la prima parte è una riscrittura chiara del contratto per superare i tantissimi, diversi ed unilaterali “Orientamenti Applicativi” dell’ARAN, la manutenzione e revisione di alcuni aspetti normativi e giuridici degli articoli ed istituti del contratto vigente, ad iniziare dalle relazioni sindacali collegati al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e resilienza) e l’adeguamento alla partecipazione dei dipendenti, alcuni istituti contrattuali del rapporto di lavoro quali ad esempio: i congedi parentali, la pausa e la mensa, i vari permessi personali e per visite specialistiche, come la fruizione ad ore dei permessi per la legge 104/92, la retribuzione e permessi per parti gemellari, l’aumento dei tempi di vestizione e svestizione, un piano di welfare aziendale che possa agevolare i dipendenti, la formazione collegata al citato PNRR, una revisione dell’istituto delle prestazioni aggiuntive, come quella della mobilità volontaria, ed il pre-pensionamento per i dipendenti che hanno contratto il virus da Covid-19 nell’ambito lavorativo. Ed ancora, applicare al personale del comparto le norme migliorative ottenute con il contratto della dirigenza sanitaria e medica, come ad esempio l’esonero dal servizio notturno, se richiesto, dagli ultra sessantaduenni, l’aumento dell’indennità notturna per il pronto soccorso e 118, durata illimitata degli incarichi di funzione in presenza di valutazioni positive, permessi per la partecipazione dei dipendenti alle riunioni degli Ordini di appartenenza con permessi non retribuiti fuori dai limiti, gli aumenti contrattuali dal 2019 già previsti dalle leggi di bilancio con la revisione del sistema delle indennità, la regolamentazione del “lavoro agile” – così definito “smart working” – e i diritti sindacali da remoto.

Riteniamo, specifica Carbone, che la formazione e la riqualificazione del personale deve assumere centralità in questo nuovo contratto quale diritto soggettivo del dipendente pubblico e rango di investimento organizzativo necessario e variabile strategica non assimilabile a mera voce di costo nell’ambito delle politiche relative al lavoro pubblico. 

I binari per i nuovi interventi sulla formazione sono quelli tracciati a marzo dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico firmato a Palazzo Chigi dal premier Draghi, dal ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta e dai sindacati. “Ogni pubblico dipendente – si legge nel Patto – dovrà essere titolare di un diritto/dovere soggettivo alla formazione”. La contrattazione – prosegue il Patto – dovrà prevedere l’esigibilità di questo diritto. Necessita su questo aspetto definire politiche formative di ampio respiro in grado di rispondere alle mutate esigenze degli enti ed aziende sanitarie del SSN che garantiscano percorsi formativi specifici a tutto il personale con particolare riferimento al miglioramento delle competenze informatiche e digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale.

Sull’aspetto dell’innovazione, ricerca, digitalizzazione del SSN e sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario, il PNRR ha investito notevoli risorse economiche che devono, in parte, a cura delle regioni, essere riportate nel nuovo contratto di lavoro per pervenire a dare sostanza e credibilità all’attuazione del capitolo ed impegno sulla formazione previsto dal Patto per l’innovazione e coesione sociale. Importante sarà la definizione di modelli innovativi clinici ed assistenziali per favorire la telemedicina e teleassistenza da parte dei professionisti sanitari.

Come necessita risolvere il fabbisogno di personale, specie infermieristico, sia in termini di programmazione degli accessi ai percorsi di studio, sia migliorando le prospettive di carriera, anche rispetto al trattamento economico, sia ancora riorganizzando gli organici oggi assolutamente carenti e la riforma del territorio con il PNRR che stanzia risorse economiche importanti per implementare le cure di prossimità e che fa esplicito riferimento a strutture come ospedali di comunità a gestione infermieristica o alle Case di comunità dove gli infermieri, in special modo, hanno notevole peso e anche alle centrali operative territoriali.

E’ indispensabile potenziare la dotazione organica soprattutto infermieristica, senza la quale sarà vano ogni sforzo di rilancio e di resilienza soprattutto nel mezzogiorno per il quale non è stato previsto un finanziamento aggiuntivo al fine di cercare di colmare, anche parzialmente, il baratro che divide la sua sanità da quella del centro nord.

Vi è l’esigenza di migliorare i modelli organizzativi della rete ospedaliera e territoriale, valutandone un’adeguata programmazione dei bisogni, valorizzando il contributo del sapere infermieristico, stabilendo tra i professionisti un livello di integrazione multidisciplinare (team) e un livello di differenziazione dei rispettivi ruoli e competenze anche attraverso nuovi strumenti per potenziare l’assistenza territoriale come la teleassistenza e il tele nursing.

Per quanto riguarda il dibattito sulla definizione delle modalità di lavoro a distanza - smart working - sul diritto alla disconnessione, la visione della FIALS, specifica Carbone, è che il contratto deve regolare, per la prima volta, gli istituti normativi ed economici del lavoro agile e occorre ricondurlo ora nel suo alveo originario di strumento possibile di organizzazione del lavoro. 

Necessita fondamentalmente, dare una visione più concreta agli istituti di welfare contrattuale, anche con riguardo al sostegno alla genitorialità con misure che integrino e implementino le prestazioni pubbliche, le forme di previdenza complementare e i sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi, estendendo anche al comparto della sanità le agevolazioni fiscali previste per i settori privati a tali fini. 

Su questo aspetto necessita ricercare soluzioni concrete affinché il welfare non sia totalmente collegato ai fondi contrattuali per dare concreta attuazione e benefici al personale.

Su questo aspetto, Carbone chiarisce che la FIALS, nella trattativa all’ARAN, ha chiesto il superamento dei tetti ai fondi contrattuali decentrati con la inapplicabilità dell’art. 23, comma 2 del dlg 75/2017. Il contesto è quello modificato da ultimo dal decreto sul reclutamento nella Pubblica Amministrazione, il Dl 80/2021 convertito in legge nel quale c’è una norma programmatica sulla rimozione dei vincoli all’accessorio che permetterebbe l’aumento delle indennità accessorie e le progressioni di carriera. 

  1. La seconda parte del contratto è il nuovo “Ordinamento Professionale” – definito anche “Classificazione” – che rimane il “nodo politico fondamentale” del negoziato con l’ARAN collegato all’art. 3 della nuova legge sul reclutamento del personale nel pubblico impiego. Questa parte notevolmente fondamentale ed importante deve necessariamente essere affrontata con urgenza e priorità nella trattativa in corso con un’accelerazione su questo aspetto.

L’obiettivo, chiarisce Carbone, resta quello di fluidificare i percorsi di crescita professionale, le regole per le progressioni economiche (orizzontali) e di carriera (verticali). E, soprattutto, l’art. 3 della a nuova legge ha affidato alla contrattazione il compito di ridefinire gli inquadramenti professionali, creando in particolare la quarta area delle “alte professionalità”. 

Un intervento sulla classificazione del personale anche con l’obiettivo di fare spazio alle nuove professionalità di cui il sistema sanitario nazionale ha mostrato la carenza in questi mesi complicati. Il punto è di “rafforzare specifiche posizioni e ruoli non dirigenziali“, allargando riconoscimenti e competenze delle professioni sanitarie sempre più indispensabili a fianco dei medici. Si tratta, pur nel linguaggio piuttosto sorvegliato dell’atto di indirizzo, di tracciare i confini di quelle “alte professionalità che richiedano un’alta specializzazione e/o più elevati livelli di autonomia e responsabilità gestionale, professionale e amministrativa.

In questo scenario, prosegue il Segretario Generale della FIALS, l’idea è quella di incentivare la partecipazione dei dipendenti alle attività di formazione anche attraverso la previsione di requisiti necessari a ottenere i diversi tipi di progressione. Questa formazione che accelera la carriera non dovrà essere indifferenziata, ma dovrà rispondere alle priorità strategiche che oggi sono anche quelle collegate alle “transizioni” digitale, amministrativa ed ecologica del PNRR. Le attività di formazione seguite dal personale saranno poi censite nel “fascicolo del dipendente” ed il passaggio, ovviamente, va alimentato con nuove risorse economiche. 

Il quadro normativo di riferimento per la revisione del sistema di classificazione e delle progressioni di carriera è stato riscritto dal Dl 80/2021, che rimanda alla contrattazione collettiva l’individuazione nel dettaglio delle aree funzionali, con l’introduzione di quella con elevata qualificazione, e delle progressioni economiche e fra le aree. 

Sulle progressioni economiche, l’attenzione viene posta su semplificazione delle procedure e criteri per il riconoscimento. 

La novità più sostanziale riguarda i requisiti, le modalità e l’individuazione dei beneficiari. All’interno di ogni Area funzionale – ex categoria -, spiega l’Atto di Indirizzo del Comitato di Settore, dopo la posizione iniziale di accesso sono previste ulteriori posizioni stipendiali che si raggiungono con due differenti tipologie: criterio della “selettività” – ex fasce -, volto a premiare i migliori e l’acquisizione delle posizioni stipendiali successive alla prima dovrebbe avvenire mediante un’unica procedura snella, con oneri amministrativi limitati per le amministrazioni e  criteri della “inclusività” che si traduce in aumenti contrattuali - ex scatti – ancorati al decorso di un certo numero di anni che hanno natura esclusivamente economica e non determinano l’attribuzione di mansioni superiori. 

Sulle progressioni fra le aree – passaggi verticali - non ci sono novità di rilievo in quanto viene ribadita la selettività con una procedura che può interessare, al massimo, il 50% dei posti disponibili a prescindere, anche, dal titolo di studio.

La scarna previsione dovrà essere integrata per attuare il Dl 80/2021, dove si parla anche di comparazione, di valutazione positiva dell’ultimo triennio e di assenza di procedimenti disciplinari, come anche a prescindere, dal titolo di studio.

In sede di revisione degli ordinamenti professionali, si legge nel testo approvato, i contratti collettivi nazionali di lavoro dei comparti per il periodo 2019-2021 possono definire tabelle di corrispondenza tra vecchi e nuovi inquadramenti sulla base di requisiti di esperienza e professionalità maturate ed effettivamente utilizzate dall’amministrazione di appartenenza per almeno cinque armi, anche in deroga al possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso all’area dall’esterno. All’attuazione del presente comma si provvede nei limiti delle risorse destinate ad assunzioni di personale a tempo indeterminato disponibili a legislazione vigente.

Detto in altri termini, i dipendenti pubblici che si trovano in una determinata area, che sia essa la prima o la seconda, per passare a quella superiore, se negli ultimi cinque anni hanno maturato professionalità ed esperienze “utili” all’amministrazione stessa, potranno accedere all’area superiore “in deroga” ai titoli richiesti normalmente per l’accesso. Ovviamente il discorso vale principalmente per la terza Area, per la quale normalmente viene richiesto il requisito della laurea per l’accesso. L’emendamento, tuttavia, pone un limite. La regola dell’esperienza, in sostituzione dei titoli, non potrà valere per i passaggi alla nascitura Quarta area, quella delle alte professionalità.

La proposta, sottolinea Carbone, ha dei pregi, qualche difetto e ancora molte incognite. Apprezziamo l’idea di progressioni economiche all’interno delle aree con procedure snelle secondo due modalità “selettive” ed “inclusive” e di progressioni verticali fra le aree con procedure interne, riservando il 50% dei posti”. Ma nel contempo restano quattro “criticità” che rappresentano altrettante incognite. La prima è “la permanenza della Prima Area – ex categoria A -, per la quale FIALS ha chiesto all’ARAN di valutare l’abolizione. La seconda è l’istituzione di una Quarta Area con le caratteristiche indicate; la terza, riguarda il problema dei costi del nuovo Ordinamento Professionale e di chi se ne deve fare carico; la quarta, infine, il modello delle relazioni sindacali correlato al nuovo Ordinamento Professionale. Tutti punti che andranno discussi nei prossimi incontri con l’Aran.

Per dare concretezza al nuovo “Ordinamento Professionale”, alla nuova classificazione all’innovativo inquadramento non più in categorie ma “aree funzionali”, specifica Carbone, tra i temi in agenda della prossima legge di bilancio 2022 c’è il finanziamento dei nuovi ordinamenti professionali, che altrimenti rimarrebbero scatole vuote, la necessità di finanziare con risorse nuove il salario accessorio ed infine lo stanziamento per il rinnovo contrattuale 2022-2024. 

Su tutti questi aspetti ed innovazioni, la FIALS ha presentato non solo la propria proposta contrattuale all’ARAN ma anche le proprie osservazioni ultime alla prima bozza dell’ARAN relativa alla manutenzione di alcuni articoli contrattuali. 

Sul prosieguo della trattativa contrattuale, il Segretario Generale della FIALS esprime forti perplessità sulla dichiarazione del Presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, circa la necessità di “puntare ad un contratto completo” che contenga la manutenzione degli articoli del contratto vigente, gli aumenti contrattuali e la revisione dell’ordinamento professionale.

La FIALS, asserisce Carbone, al di là delle perplessità, ha manifestato tutta la volontà e l’impegno per una rapida chiusura del negoziato, ma nello stesso tempo la preoccupazione per l’andamento del negoziato che, a condizioni date, rischia di prolungarsi nei prossimi mesi del 2022, quindi a contratto 2019-2021 abbondantemente scaduto.

E’ nostra opinione che, e lo abbiamo detto nel corso della riunione, conclude Carbone, a fronte di eventualità del genere per di più condizionata dalla discussione su quale nuovo ordinamento sarebbe preferibile, auspichiamo una chiusura veloce con la definizione della parte economica, della manutenzione degli istituti contrattuali, come anche le regole e con ciò consentire, nel più breve tempo possibile, a tutti i dipendenti di percepire quegli incrementi stipendiali dal 1° gennaio 2019.

Nel caso degli infermieri, infatti, l’urgenza di definire il nuovo contratto nazionale non è legata solo al valore politico e simbolico determinato dal ruolo nella lotta al Covid. La firma del contratto serve anche a sbloccare i 335 milioni dell’indennità di “specificità infermieristica”, messi a disposizione dalla legge di bilancio 2021, proprio con l’obiettivo di rendere più concreto il riconoscimento all’impegno in prima linea di questo personale nella pandemia e i 100 milioni dell’indennità “di tutela del malato e protezione della saluteriservati dalla stessa legge di bilancio destinati alle altre professioni sanitarie ed assistenti sociali.    

Il negoziato con l’ARAN riprenderà martedì 21 settembre p.v..



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