Regione Lombardia e la Moratti offendono i ps con una delibera ridicola!

Deliberazione XI/6893 “ Approvazione del documento tecnico interventi per l’efficientamento del flusso dei pazienti dal pronto soccorso

“Con questa delibera andiamo a migliorare l'organizzazione ospedaliera con particolare riguardo ai Pronto soccorso”. La vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti è donna di troppa esperienza per credere davvero che la deliberazione XI/6893 sia anche solo vagamente una soluzione al problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso. E fingendo di non saperlo ha offeso profondamente chi i Ps li tiene aperti, nonostante tutto, col proprio lavoro.  

Non potrebbe pensare si tratti di una delibera valida neppure non ci fosse stato il Covid, ma con la pandemia che ancora ci soffia sul collo ricercare la soluzione del sovraffollamento dell’emergenza-urgenza - notoriamente intasa per la totale inadeguatezza, leggasi anche inconsistenza, della medicina territoriale – negli ospedali è inaccettabile.  

 

Già, perché quando nel documento tecnico si elencano i percorsi al termine della valutazione del paziente in PS, non si tiene conto più o meno coscientemente di una serie di problemi: 

  • In primis l’affidamento al medico di medicina generale. Visto che il boarding si accentua nel fine settimana e gli studi dei MMG sono chiusi a chi lo affidiamo? Sappiamo già che la risposta è attendere il lunedì. Sempre poi che il paziente in settimana riesca ad avere un appuntamento.  

  • Previsione di un follow up mediante telemedicina/ telemonitoraggio. Bello, bellissimo da leggere ma non ci risultano percorsi attivati di questo genere.  

  • Ammissione in osservazione breve intensiva, spesso per tanti ospedali sono posti letto fisicamente presenti in Pronto soccorso che richiedono l’assistenza e la rivalutazione dal personale del pronto soccorso stesso, che quindi sarà sempre e comunque sovraccarico.  

  •  Ricovero presso unità di degenze o in strutture per acuti od offerte residenziali della rete territoriale. E i pazienti cronici? Quelli che vorremmo tanto trattare sul territorio, ma che ad oggi non hanno una reale offerta di servizi? E tutte quelle persone con problemi della sfera sociale che non hanno destinazione alcuna se non il “parcheggio” in ospedale? Si pensi ai tanti anziani soli o con famiglie che non possono in nessun modo permettersi una retta di una residenza per anziani.

Tra le varie strategie per la gestione dei pazienti in caso di non immediata disponibilità dei posti letto, troviamo l’admission room e la discharge room. Il gioco delle tre carte cui siamo abituati ogni sacrosanto settembre. Ci spieghi, Regione, con quale personale? In quali spazi? Banalmente con quali letti?  

Dimissione entro 4 giorni? Peccato ad oggi ci sia una media di 8/10 giorni (parliamo delle strutture già con una buona efficienza). In che modo se non ci sono degli interventi strutturali esterni all’ospedale possiamo pensare che un paziente grande anziano, pluripatologico, con diverse disabilità, infezioni, magari anche allettato con lesioni da pressione, che vive da solo o con figli che lavorano tutti i giorni tutto il giorno, possa essere dimesso in 4 giorni? Perché o non si conosce la tipologia di paziente generalmente ricoverato in medicina o si mente sapendo di mentire, magari anche a scopo elettorale.  

Una delibera che si crede innovativa e in nulla lo è. Perché ciò che viene elencato è già presente in molti Pronto soccorso del milanese e non possono essere la soluzione se il resto non cambia. I piani di sovraffollamento dei Ps esistono da anni, bellissime pagine incompiute.   

Se per decidere il numero di personale delle medicine si fa ancora riferimento ad una normativa del ’69 e si applicano i 120 minuti di assistenza (140 quando va bene), in che modo l’assistenza di un infermiere ogni 12/13 posti letto dovrebbe contribuire all’anticipazione delle dimissioni?  

Nessun accenno al personale fisioterapista che tanto aiuterebbe a ridurre i tempi di ricovero in medicina.  

Nessuna nuova e vera innovazione del modello organizzativo e dei ruoli assistenziali.  

Sarebbe piaciuto, ad esempio, leggere oltre che tempi di un monitoraggio e di verifica dell’operato dei professionisti da parte di Regione Lombardia (tra rischio denuncia e controllo dall’alto poi ci si chiede come mai nessuno più voglia stare in Sanità), di come si valorizzeranno i professionisti sanitari responsabilizzati al raggiungimento della riduzione dei tempi d’attesa. Ma, ahimè, si è persa ancora l’occasione di fare realmente qualcosa per i lavoratori della Sanità ma soprattutto per i cittadini a garanzia dell’art.32 della Costituzione. 


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