Sono trascorsi diversi giorni dalla notizia della soppressione del vincolo di esclusività per le professioni sanitarie del Comparto operanti nel SSN. Una notizia subito definita come una positività esplosiva e poi derubricata con una certa rapidità ad evento, certo importante, ma su cui è opportuno fare approfondimenti e riflessioni sia per la indicata durata temporale (dicembre 2025), sia per una serie di vincoli correlati alla sua effettiva attuazione.
Da più parti vengono fatte valutazione critiche sull’effettivo impatto del Decreto 34/2023 per il superamento di alcuni elementi di crisi nel SSN e per il contenimento della demotivazione e frustrazione dei professionisti sanitari dell’area critica, medici ed infermieri in primis.
Anche alcuni quotidiani hanno manifestato dubbi sulla positività delle decisioni assunte ed espresso preoccupazione per l’abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri: si interrogano su quanto il loro livello di stanchezza in quanto dipendenti e contestualmente libero professionisti potrà incidere sui livelli di qualità dell’assistenza e sulla sicurezza delle cure. È interessante rilevare che tale preoccupazione non venga espressa nei confronti dei medici che effettuano anche la libera professione.
Ma cominciano a emergere anche altri spunti di riflessione: che si voglia mettere mano alle criticità di sistema per procedere in maniera surrettizia allo smantellamento del SSN a favore del privato e del privato convenzionato; che si pensi di procedere nel tempo all’attivazione di “Convenzioni”, come è già per i medici di base, tra gli infermieri in libera professione e il SSN per garantire in tal modo l’assistenza nelle strutture e nei servizi territoriali e a domicilio.
Il tempo, e non solo quello intercorrente tra la pubblicazione del DL 34/23 e la relativa conversione in legge, farà meglio capire come si muoveranno il Governo, i Sindacati, il Sistema salute con i suoi professionisti e i cittadini.
Nel frattempo può essere utile analizzare ulteriormente l’art.13 del DL 34/23 anche in considerazione delle posizioni espresse in merito da Fials che ha da tempo dichiarato oltre che formalizzato nel manifesto programmatico 2022-2026 la sua posizione a tal proposito.
Fials è a favore del superamento del vincolo dell’esclusività per il Comparto perché vuole che venga raggiunto l’obiettivo di dare pari dignità operativa a tutti i professionisti sanitari del SSN e che si eliminino le distinzioni discriminanti tra i componenti dello stesso team clinico assistenziale. Il punto però è che con l’art. 13 del DL 34/23 tale obiettivo non viene raggiunto.
Se da una parte l’art.13 prevede la disapplicazione delle incompatibilità previste da leggi pregresse (L.165/01, L. 412/91, DL 127/21 art. 3 quater) dall’altra non prevede parimenti il superamento del secondo comma dell’art. 3 quater della L.127/21 che indica che i professionisti sanitari del comparto devono essere previamente autorizzati all’esercizio libero professionale dall’Azienda.
L’Azienda per autorizzare deve:
Garantire prioritariamente le esigenze organizzative del SSN
Verificare il rispetto della normativa sull’orario di lavoro
Verificare che non vi sia nocumento sullo smaltimento delle liste d’attesa
A sostegno della cogenza di tali indicazioni, l’art. 13 del Decreto precisa altresì che il Ministero della salute dovrà effettuare annualmente il monitoraggio delle autorizzazioni concesse, dei tassi di assenza e dei permessi fruiti dal personale autorizzato.
E allora viene facile chiedersi che cosa si sia voluto davvero ottenere con l’art.13 del Decreto: rispondere alle pressioni di alcuni desiderosi di agguantare un qualche successo? Acquisire un facile consenso tra i professionisti sanitari del Comparto? Risolvere così la grave carenza di professionisti sanitari, prevalentemente infermieri, per dare corso al PNRR?
Il risultato rischia di essere molto diverso, perché nel predisporre l’art.13 si è sbagliato nel metodo, nel merito e nelle valutazioni gestionali.
Nel metodo: non sentendo chi ben conosce le gravi criticità presenti nella quotidianità operativa e che, rappresentando i lavoratori del Comparto avrebbe meglio saputo accompagnare la decisione governativa.
Nel merito: sottovalutando o non volendo considerare le differenze esistenti tra le Regioni, la realtà di organici carenti o sottodimensionati, il ricorso frequente allo straordinario, la disorganizzazione di molti servizi e unità operative, la pianificazione delle assenze per la fruizione delle ferie e altri diritti contrattuali, di legge e quant’altro.
Nelle valutazioni gestionali: articolando la norma in questo modo, senza alcuna indicazione o direttiva operativa, si verranno a creare inevitabili tensioni e contenziosi in tutte le strutture e unità operative tra le diverse direzioni gestionali, la rappresentanza sindacale e i singoli professionisti e alla lunga fra le Regioni.
Cose di cui il SSN non ha assolutamente bisogno. Dovrà esserci l’impegno del Governo, di tutte le parti sociali e di chi esercita funzioni gestionali e di coordinamento per dare corso con equilibrio e concretezza a questa opportunità senza mai dimenticare l’impegno etico nei confronti dei pazienti, dei cittadini e dei professionisti.
Fials sarà in prima linea per continuare a perseguire gli obiettivi formalmente indicati su questa come su altre significative problematiche che il nostro SSN, che vogliamo venga mantenuto e rafforzato, sta vivendo.
Annalisa Silvestro, Responsabile Coordinamento Nazionale Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie FIALS