Tutti gli operatori della sanità hanno combattuto contro un nemico sconosciuto e altamente diffusivo, pagando un prezzo pesantissimo in termini di sanitari contagiati e di morti. Una prova straordinaria di abnegazione al lavoro, generosità, ma anche di capacità di mettere in campo competenze elevate, anche di autogoverno, in assenza di guide aziendali manageriali.

Non ci gira intorno Giuseppe Carbone, Segretario Generale della FIALS, “ora è il tempo una svolta decisa” il governo deve dare segnali vistosi valorizzando economicamente tutte le professioni con questo rinnovo contrattuale, con un corposo intervento economico nella prossima legge di bilancio 2022 in modo da favorire il nuovo ordinamento del personale e progressione di carriera, tale da ridurre il gap di retribuzione economica stipendiale con i paesi dell’ovest europeo, una delle motivazioni principali che portano tanti nostri professionisti, specie infermieri e medici all’emigrazione.

Aumenti retributivi non solo dignitosi ma anche sostanziosi che riconoscano quel capitale umano senza il quale nessun ridisegno e potenziamento del SSN è immaginabile tanto più con l’attuazione del PNRR, e che li ripaghi, in parte, del lavoro svolto ma soprattutto riconosca e valorizzi le loro diverse competenze professionali.

Ma necessita, anche, rivedere parti normative dell’attuale contratto di lavoro, specie per quanto riguarda i diritti, ed in specie delle donne.

Le donne, spiega la Coordinatrice Nazionale donne della FIALS, Elena Marrazzi, da sempre hanno sulle proprie spalle il peso più consistente in ambito familiare, la cura dei figli e dei genitori anziani e la pandemia ha accentuato per le donne che lavorano in sanità la necessità di disporre di tempo per la cura e l’assistenza dei propri cari ed hanno bisogno di più tempo per conciliare vita famigliare e lavorativa. 

In questa prospettiva, il nuovo contratto nazionale di lavoro, deve mettere in campo  politiche di conciliazione dei tempi vita/lavoro puntando ad un incremento di flessibilità negli orari di lavoro, ad una concessione meno rigida di aspettative, part-time e congedi parentali, alla creazione di asili nido e promozione di attività per i figli nei periodi di chiusura delle scuole, eliminando ogni discriminazione, diretta e indiretta, nei confronti della maternità, sfruttando, anche, gli strumenti del welfare aziendale. 

Ma è anche il tempo, incalza Carbone, che nella legge di bilancio vi siano risorse per assumere personale, facendo saltare tutti gli impedimenti normativi ancora vigenti per permettere di porre in atto diversi modelli organizzativi che riportino i professionisti, e non chi governa il sistema, a decidere sulle necessità del malato. 

Nel PNRR non vi è alcuna prospettiva alla necessità di aumentare il fabbisogno del personale, necessita, invece, avviare una stagione concorsuale che copra la spaventosa carenza di personale, elimini il precariato.

La prospettiva che si paventa, conclude Carbone, per la voluta mancanza di nuove risorse umane, di professionisti sanitari nella sanità pubblica, è quella di una privatizzazione dell’assistenza territoriale come prevista dal PNRR, con il rischio di indebolire la presa in carico globale e integrata dei problemi di salute dei cittadini da parte dei servizi pubblici e di frammentare i processi di assistenza e cura. 



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